(Jamma) Il mondo politico ha trovato la vera causa della ludopatia: non i giochi, ma la pubblicità dei giochi. Ma davvero vietarla sarebbe la soluzione? La risposta è no, sia perché si tratta di un aspetto inerente alla libertà di promuovere un mercato, sia perché fare pubblicità può e deve avere, almeno per quanto riguarda questo specifico settore, un carattere di comunicazione sociale, di informazione rispetto alle regole, di trasmissione di valori: tutti aspetti finora emersi veramente poco.
Il dibattito, a tratti infuocato, è stato scatenato dal fatto che molti politici sono venuti a conoscenza solo dagli organi di stampa riguardo al fatto che parte di questi investimenti effettuati dai concessionari del gioco pubblico in pubblicità è imposta dallo Stato: nella convenzione di concessione di Lottomatica-Gtech per il Lotto (vale lo stesso per i Gratta & Vinci), è previsto infatti un paragrafo dal titolo “Investimenti per promozione e pubblicità del gioco del lotto”, che stabilisce che l’azienda deve destinare tra il 5% ed il 15% del compenso maturato per l’anno precedente di esercizio di raccolta gioco all’attività promozionale. Lo ricorda anche un decreto del Ministero dell’Economia del 15 novembre del 2000 che ha introdotto altri margini di discrezionalità che tuttavia non possono essere inferiori al 7% del compenso percepito per l’anno precedente.
Nessun allarmismo e gli addetti ai lavori lo confermano: tali clausole riguardano un gioco che dagli Anni 90 contribuisce in maniera sostanziale al recupero dell’immenso patrimonio artistico del nostro Paese. Il Lotto infatti per legge, non deve solo svolgere attività promozionale, ma contribuisce, ogni anno, a un progetto più concreto, che riguarda tutti: il recupero e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e artistico, il più importante del mondo. Lo ha stabilito una legge dello Stato – la n° 662 del 1996 – con la quale il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha trasferito una parte dei proventi del Gioco del Lotto al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dal 1997, ogni tre anni, circa 500 milioni di euro vengono destinati a progetti di restauro e recupero del patrimonio artistico e culturale. Quasi 600 cantieri di restauro, aperti, conclusi e da inaugurare in tutta Italia e tra questi ci sono opere famosissime in tutto il mondo, come gli affreschi di Giotto a Padova, il Palazzo Ducale di Mantova, il Pantheon di Roma, il teatro greco di Siracusa, così come piccole chiese, musei e monumenti meno noti, ma fondamentali per l’identità culturale del nostro Paese.
Ecco che ogni pezzo del puzzle relativo al gioco pubblico ha bisogno di essere collocato nel modo giusto per saperne leggere il disegno complessivo e poterlo fare in maniera critica: può essere un’occasione destinare parte degli incassi dei giochi ad “attività promozionali” se per queste intendiamo quell’insieme di messaggi che possono veramente informare i cittadini sulle regole dei giochi in senso pieno: la legalità, la responsabilità, il divertimento nella moderazione. Avv. Stefano Sbordoni