(Jamma) – “In queste ore si stanno accavallando i “migliori” esempi di coerenza e lungimiranza politica. Dopo aver letto una ipotesi di aumento del PREU sugli apparecchi leciti che potrebbe costringere il sistema a scegliere tra il default e il proprio spegnimento – dicono da Astro – apprendiamo che l’onorevole della Commissione Affari Sociali della Camera ha manifestato la sua preoccupazione per la recrudescenza del fenomeno del gioco non autorizzato.   In particolare si sarebbe “resa conto” che laddove il gioco lecito sia stato “sfrattato” dai distanziometri locali (che il disegno di legge in gestazione alla propria Commissione vorrebbe “nazionalizzare”), il territorio “liberato” dalle slot legali è stato “ri-occupato” da TOTEM, CED, CTD, nonché dispositivi di ogni e più eterogenea natura, finalizzati alla raccolta non autorizzata di gioco e scommesse.   Questa “scoperta sorprendente” ha quindi generato una interrogazione urgente al Ministro degli Interni per chiedere quali provvedimenti (ovvero a quali eserciti) intenda ricorrere il Governo per tutelare (non già il gioco legale, bensì) il progetto legislativo di radicale “contrazione” delle offerte di gioco legale nel Paese per arrestare l’epidemia di malati di G.A.P. (che il Ministero della Salute, peraltro non censisce nei suoi più recenti dati).   Non risulta ancora pervenuta una risposta ufficiale dal Viminale, anche perché “come notorio”, il tema della razionalizzazione distributiva del gioco a mezzo di apparecchi “sarebbe” materia coperta in via esclusiva dall’articolo 14 della Legge delega fiscale, ciò comportando la non pertinenza del “ddl-Binetti” sull’argomento.   E’ comunque confortante che mettendo la mano sul fuoco ci si accorga ancora dell’impennata di calore: allo sfratto del gioco legale segue il posizionamento di quello illegale, e (storicamente) la “ri-legalizzazione” del nuovo prodotto insediato. Ciò è già successo per il commercio, laddove alla scomparsa dei negozi sono susseguite le bancarelle abusive, e poi i mercatini rionali regolamentati. La “diffusività” del gioco nell’ambito del costume e degli stili di vita collettivi legittima il parallelo ma soprattutto la preoccupazione per un modello evolutivo tutt’altro che razionale”.