(Jamma) – “Il ‘giustificazionismo’ vacilla quando le sue ragioni iniziano a fondarsi solo su quello ‘che non risulta noto’. Al Comune di Genova, impegnato, oggi come ieri, in una campagna di difesa e, per l’appunto, di giustificazione del proprio operato ‘abolizionista’ nei confronti del gioco legale, AS.TRO offre i “riscontri invocati”, al fine di rappresentare all’Amministrazione gli effetti delle linee politiche regionali e municipali”. E’ quanto afferma in una nota Emanuela Guzzo, della segreteria AS.TRO.   “Ma si farà di più: si trasformerà questo report in un “periodico bollettino” che si metterà a disposizione di tutte le forze politiche e intellettuali della città.   In allegato alla presente nota è possibile scaricare i files con tutte le cronache locali e nazionali dell’ultimo semestre, nel cui ambito si sono descritti episodi di gioco illegale “scoperto” e sanzionato. In ragione della numerosità dei documenti reperiti e della costanza con cui episodi di tale natura entrano a far parte dell’informazione locale (“non conosciuta” dall’Amministrazione Comunale), si adotterà una cadenza mensile per gli “aggiornamenti” sul tema, sperando di non doverne riportare – in un così ristretto segmento temporale – un elevato numero.   Come sono cambiate le cose nel capoluogo ligure in questi ultimi mesi! Di recente, a fare notizia, non è più stata tanto l’apertura (o anche solo la presenza) di sale da gioco che non rispettano i limiti di distanza, previsti dalla legge regionale o dal regolamento comunale, dai c.d. luoghi sensibili, ma – continua Guzzo – un nuovo fenomeno: il sempre più frequente “apparire” di “misteriosi” esercizi commerciali, di nuova tipologia o meglio, “formula” (tanto per utilizzare la definizione scelta dall’assessore allo sviluppo economico del comune, dott. Francesco Oddone), che si pubblicizzano come internet point con vendita di oggettistica svariata, tra cui anche gadgets calcistici, mentre in realtà non sono altro che provider collegati a siti esteri (maltesi ed irlandesi, per lo più), che consentono le giocate in Italia senza alcuna concessione dello Stato.   Si tratta quindi di esercizi commerciali non autorizzati, che consentono attività di gioco non controllata, pertanto illegale. Nel primo semestre dell’anno, Genova è quindi passata, da essere città “paladina” del c.d. distanziometro, ad essere un autentico presidio dell’illegalità. Il motivo lo conosciamo molto bene e da tanto ne parliamo, mettendo in guardia chi ancora pensa che la cura dell’azzardo patologico sia bandire il gioco legale dalle città.   Ora sono i report della stessa GdF a confermare quanto da tempo viene detto e ribadito, che “la campagna contro le slot favorisce l’illegalita’” e Genova ne costituisce un caso emblematico (cfr. Jamma.it 8 maggio 2014 – Giochi&Irregolarità). In realtà, dall’inchiesta (risalente al marzo scorso), tutto il territorio ligure è risultato in balia dell’azzardo illegale, dove si sono riscontrati ben 92 esercizi non autorizzati, contro i 57 del 2012 (anno di entrata in vigore della legge regionale di regolamentazione del gaming); gioco non autorizzato che si può trovare negli internet point, nelle cartolibrerie e persino in lavanderia (cfr. Il Velino.it – 17 aprile 2014).   A Genova, sono stati due gli episodi, per così dire, eclatanti che hanno gettato la città nell’occhio del ciclone dell’illegalità: il primo, verificatosi a fine maggio, con la comparsa, a pochi metri di distanza da una scuola e da un oratorio, di un esercizio commerciale di dubbia natura, in un quartiere baluardo della campagna contro le slot, Bolzaneto; il secondo, avvenuto dopo pochi giorni, consistente nel sequestro di quattro vlt “truffaldine” (come le apostrofa la sagace penna del dott. Menduni sul Secolo XIX Genova dell’11 giugno 2014) in alcuni esercizi pubblici della città. “La notizia” dice Menduni “appare come una prima conferma di una situazione sospettata da tempo (il ritorno del gioco clandestino, come all’epoca dei videopoker, nelle mani della criminalità) e perfino denunciata dagli operatori legali, come quelli che aderiscono a Confindustria”.   Il primo locale si è scoperto essere un internet point, con i terminali collegati ad un sito di una società con sede a Malta, dove il gioco on line non era permesso al suo interno (da qui la parvenza di legalità), ma era consentito ai clienti di iscriversi presso i terminali al sito della società straniera e poi di giocare da casa.   Il clamore attorno a questa prima vicenda – conclude Guzzo – l’ha suscitata la reazione dell’assessore Oddone alle lamentele dei genitori dei ragazzi frequentanti la scuola, che sono stati da lui “rassicurati” in questi termini: “(…) mi hanno assicurato che quella che aprirà non sarà una sala gioco o scommesse ma un internet point che venderà oggettistica varia, anche di squadre di calcio (…)”, continua l’assessore “(…) ci siamo trovati di fronte ad una fattispecie mai incontrata. E cioè che il locale non permetterà il gioco on line all’interno ma consentirà ai clienti di iscriversi, presso i suoi terminali, al sito della società maltese, e poi di giocare da casa” (Il Secolo XIX del 21 maggio 2014, a firma di Elisabetta Pagani).   Sicuramente i provvedimenti emanati dalle varie amministrazioni locali, con il giusto fine del contrasto del gioco patologico, non hanno avuto l’esito prefissato, solo a Genova infatti le sale illegali sono circa una trentina. Affermare quindi, alla luce di questa disamina, che il distanziometro sia un deterrente per i problemi sul territorio, è peregrino. Questo non vuol dire che non bisogna intervenire, ma l’opzione su cui ragionare consiste nell’identificare nel prossimo futuro una linea comune di intervento, al fine di salvaguardare davvero i territori e la legalità”.   RASSEGNA ILLEGALITA’ GENOVA (1)   RASSEGNA ILLEGALITA’ GENOVA (2)