(Jamma) Annullato il provvedimento di revoca della concessione ad una ricevitoria del Lotto di Ravenna per non aver raggiunto nell’arco dell’anno il limite di €.20.658,28. “Il potere di revoca azionato deriva direttamente dal contratto che disciplina il rapporto di concessione e non dai decreti direttoriali (non aventi secondo la prevalente giurisprudenza natura normativa bensì di mere disposizioni interne all’amministrazione – cfr. T.A.R. Umbria, Perugia, n. 124/2012)” scrivono i giudici del Tar di Bologna “In sede contrattuale l’Amministrazione, attraverso la previsione di un’apposita clausola si è, infatti, riservata il potere di revocare la concessione nell’ipotesi di mancato raggiungimento degli obiettivi reddituali minimi ivi previsti.
Venendo al merito, la giurisprudenza peraltro ha affermato, in vicende analoghe, che la questione “deve essere riguardata in duplice prospettiva: considerando, da un lato, la base contrattuale del potere di recesso riconosciuto all’Amministrazione dei monopoli e, dall’altro, il fatto, ineludibile, che tale Amministrazione è investita di una pubblica funzione che non può prescindere dai canoni fondamentali di ragionevolezza e logicità.
Sotto il primo aspetto è da rimarcare che, anche laddove il regolamento contrattuale alla base della concessione preveda un potere dell’Amministrazione di recesso ad nutum, questo debba essere esercitato pur sempre nel rispetto dei principi di buona fede e tutela dell’affidamento, che impongono di interpretare le clausole contrattuali secondo le regole ermeneutiche di cui agli artt.1366 e 1370 c.c. (Cons. St. sez. VI, 30 settembre 1997 n. 1407 e T.A.R. Calabria, Catanzaro n. 998/2013).
Alla luce di tali considerazioni non può sostenersi l’esistenza di un vero e proprio obbligo per l’amministrazione di procedere alla revoca della concessione nell’ipotesi in cui non vengano raggiunti per due anni consecutivi gli incassi previsti dal contratto, dovendo la revoca sempre essere collegata al soddisfacimento di interessi pubblici (in questo caso la massimizzazione degli introiti derivanti dal gioco del lotto) nel contemperamento di quelli del privato (il che si risolve nel non imporre a quest’ultimo un sacrificio che possa essere evitato): così T.A.R. Campania, Napoli, Sez. III, 10 gennaio 2014 n.140.
Inoltre, nel caso di specie l’Amministrazione, oltre a sostenere che la revoca era doverosa, ha del tutto obliterato che la circostanza che la ricorrente nel contestato anno 2007 aveva raccolto giocate del lotto per un volume di €.20.446,50, non raggiungendo soltanto per €.211,78 il prescritto limite annuo, circostanza che poteva consentire l’adozione di un provvedimento diverso, frutto della collaborazione con la diretta interessata, opportunamente avvisata.